Ci siamo già occupati di ernia del disco, delle cause, dei sintomi e di come diagnosticarla.
E abbiamo ribadito anche che la storia naturale dell’ernia discale è la guarigione spontanea, epilogo di cui è tuttavia difficile prevedere i tempi necessari.
Solitamente si considerano dalle 4 alle 6 settimane di trattamento farmacologico/riabilitativo, prima di arrivare, in assenza di riscontri positivi, alla chirurgia. Una soluzione che serve per risolvere il conflitto con le strutture nervose, che si manifesta più spesso con il dolore a carico degli arti, in caso di ernie lombari “basse”.
La soluzione chirurgica andrà scelta per impedire danni secondari a carico delle strutture nervose e in presenza di danni precoci diagnosticati da esami neurofisiologici, come ad esempio l’elettromiografia.
L’intervento chirurgico in caso di ernia discale
L’intervento più frequente in caso di ernia del disco è la discectomia ovvero la asportazione dell’ernia e di parte del disco, spesso effettuata con tecnica microchirurgica mini invasiva, da eseguire in anestesia generale.
Si tratta di una tecnica a bassissimo impatto anatomico, che consente una precoce ripresa delle attività quotidiane e lavorative.
Altre tecniche mini invasive, alternative alla microchirurgia, sono le tecniche endoscopiche. In questi casi, l’ospedalizzazione è di un paio di giorni, il ritorno alla vita quotidiana si ottiene in circa 2/3 settimane.
Sarà il professionista a valutare caso per caso e a consigliare il tipo di intervento da effettuare. Ed è importantissimo, in queste situazioni, affidarsi a chirurghi esperti, con una consolidata esperienza in chirurgia vertebrale.
Va sottolineato, inoltre, che le ernie discali possono riformarsi. La percentuale di recidiva oscilla tra il 3% ed il 17% e questa situazione non dipende da un errore medico e certo non è da legare al fatto che spesso, quando viene rimossa un’ernia discale per esempio sinistra, viene lasciata in sede parte del disco controlaterale che, in alcuni casi, può produrre un’ulteriore ernia.
Il disco infatti non va asportato totalmente, perchè potrebbe produrre instabilità vertebrali che richiederebbero degli interventi più complessi e invasivi.
Perché scegliere la chirurgia mini invasiva
Si tratta di un valido trattamento per la risoluzione della sintomatologia dolorosa che, grazie all’utilizzo di un laser, vaporizza l’ernia e blocca la produzione dei mediatori dell’infiammazione. La tecnica, che si effettua in anestesia locale e dura circa 30 minuti, può essere utilizzata anche per le ernie a livello cervicale, prevede l’inserimento di un catetere in un piccola incisione sulla schiena, un laser a bassa emissione somministra l’energia necessaria al riscaldamento del tessuto.